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martedì 29 novembre 2011

Ciao Lucio, l’uomo volerà: ce lo hai insegnato tu

 

                        
Ci ha lasciati Lucio Magri, e il modo con cui ha scelto di farlo testimonia ancora una volta tutto il suo coraggio e tutta la sua lucidità. Nella sua scelta vive una libertà straordinaria, e la consapevolezza che il senso di vertigine può determinare la rottura dell’equilibrio e del limite che separano la vita dalla morte. Di fronte a questo, alla grandezza tragica dei nostri destini, non possiamo che restare muti. Ed è forse solo la scelta consapevole della morte a restituire libertà a ciò che per sua natura è irrevocabile tanto quanto insondabile.
Magri in questi ultimi anni aveva lavorato ad un libro e due anni fa lo aveva pubblicato. Già nel titolo, Il sarto di Ulm, rievocava uno straordinario apologo di Brecht. Alla fine del Cinquecento un sarto della città di Ulm, convinto di poter volare, costruisce un marchingegno molto rudimentale e tenta la sorte, presentandosi dal vescovo in cima alla grande cattedrale. La prova fallisce e il sarto muore schiantato a terra ma l’uomo, alcuni secoli dopo, imparò a volare. Sicuramente malgrado questo tentativo. Forse, in parte, anche attraverso e per tramite di questo errore.
Per Magri questa scena è l’allegoria di un sogno, di un progetto e di una lotta chiamata comunismo.
E allora, proprio perché il dolore della morte ci rende afoni, l’unico modo per omaggiare Lucio è confrontarsi con la sua vita e con quel sogno, che equivale a confrontarsi con i tentativi falliti e gli errori della nostra storia.
Nel giugno dello scorso anno organizzammo insieme a lui a Monte Sole, a Marzabotto, un seminario di formazione per i Giovani comunisti.
Per ore discutemmo e lo ascoltammo con quell’ammirazione e quella deferenza imposta dalla distanza tra lui, una parte meravigliosa di storia del Pci e della sinistra italiana, e noi, così piccoli e così fragili.
Poi verso la fine presi tra le mani l’appendice di quel libro che stavamo discutendo, un lungo saggio scritto da Magri nel 1987 con la funzione di essere la base di una possibile ma mai realizzata mozione alternativa ad Occhetto per l’imminente XVIII congresso del Pci. In quella possibile ma mai realizzata mozione alternativa c’è tutto: l’analisi lucidissima di un sistema che cresce in quanto moltiplica le diseguaglianze di reddito all’interno di ogni Paese capitalistico e tra le aree del mondo; l’incompatibilità tra il funzionamento del sistema economico e il permanere delle grandi conquiste sociali che avevano segnato i decenni precedenti (il welfare, la piena occupazione, una democrazia nella quale i lavoratori fossero protagonisti, il diritto all’indipendenza nazionale); l’erompere di questioni nuove e già cruciali, come il degrado dell’ambiente, il degrado morale, la crisi di rappresentanza del sistema politico e partitico; la crisi economica come unico orizzonte del capitalismo e, dentro questa logica, il ricorso sistematico alla forza militare. E nella mozione scritta ma mai presentata c’è la consapevolezza che questo è un sistema che per essere contrastato e vinto impone la costruzione di un controcanto, e cioè impone che a nostra volta si definisca un sistema coerente, si accumuli la forza necessaria per imporlo, si impari la capacità per gestirlo, si dia vita ad un blocco sociale che sia in grado di sostenerlo e che quindi si stabiliscano le tappe e le alleanze utili per affermarlo. In breve: la summa di un comunismo possibile, della nostra idea di comunismo.
E allora la domanda che gli rivolsi fu ingenua e banale: perché non presentaste quella mozione? Perché non provaste a impedire il corso degli eventi, la rimozione occhettiana della questione comunista, perché non deste al sarto di Ulm un’ulteriore possibilità di volare? Lucio Magri sorrise. Con quel suo sorriso carico e denso di bellezza e intelligenza. Poi riprese a parlare, a spiegare, a dettagliare, ad insegnare.
Una cosa, caro Lucio, da te l’abbiamo imparata. Dobbiamo provare e riprovare, sbagliare e romperci la testa. Ma l’uomo volerà. In quell’infinito orizzonte di libertà che la tua vita e la tua morte ci hanno indicato.

mercoledì 23 novembre 2011

Brigate di solidarietà barcellonesi


Appena l'allerta sarà finita sarà necessario organizzarci per rimettere in sesto Barcellona. Chi ha strumenti, idee, buona volontà e tutto quel che serve in questi casi è il benvenuto. Se la negligenza nell'amministrazione è la causa del disastro, adesso possiamo solo mettere da parte le polemiche e rimboccarci le maniche per aiutare chi ha subito danni. Vi preghiamo di aderire e fornirci proposte!


AGGIORNAMENTO:
Domani 23 nov...embre 2011 - ore 9.00, davanti al Comune di Barcellona Pozzo di Gotto, tutti i volontari sono invitati a presentarsi. Si lavorerà in maniera organizzata e ordianta per la nostra città. Fornitevi, laddove possibile, di stivali e impermeabile e di quant'altro vi possa essere utile. Si consiglia di non muoversi in macchina per non ingolfare la viabilità in tilt già di suo. E si consiglia anche di seguire le indicazioni della protezione civile per non creare caos inutile...

su FB http://www.facebook.com/event.php?eid=251808628208857#!/event.php?eid=251808628208857

NUMERI DI EMERGENZA:
Ufficio Comunale Protezione Civile Barcellona
3929432457 (cellulare) - Fissi: 0909707176 - 090 9707369
Ufficio Comunale Protezione Civile Milazzo
090 929 66 27

PER CONTATTARE I COMPAGNI: TEL.3491342703

martedì 22 novembre 2011





   Anche la Calabria darà il proprio contributo alla manifestazione!
Si organizza la partenza in autobus da Reggio-Lamezia-Cosenza.
    Partenza ore 4.30 da Reggio, ore 5.30 da Lamezia, ore 6.30 da    Cosenza.
    Il contributo previsto è di 10/15 euro, in base alle possibilità di    ognuno.
    Per prenotazioni: acqua@difendiamolacalabria.org
    Reggio Calabria: 320.4229894(Jammy)
    Lamezia Terme/Catanzaro: 368.440526 (Cecè)
    Cosenza: 327.6614542 (Oreste)
Leggi l'appello della manifestazione:
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Comitato Lametino ACQUA PUBBLICA
visita il  blog
http://acquapubblicalamezia.blogspot.com/

giovedì 17 novembre 2011

QUALCHE BREVE RIFLESSIONE SUL NUOVO GOVERNO. PERCHE' LA NOSTRA AZIONE NON SIA INEFFICACE


Vittorio Agnoletto

pubblicata da Vittorio Agnoletto

 
In queste ore sento molte persone gioire per la caduta del Satrapo, per la scomparsa di nani e ballerine (per non dire di peggio) dai vertici del nostro Stato.
E’ un sentimento comprensibile dopo un ventennio nel quale questo Paese ha perso qualunque dignità. Né si può ignorare cosa abbia significato il berlusconismo in termini di corruzione generalizzata, rapporti con la criminalità organizzata ecc.
Ma se tutto ciò è vero, non possiamo ignorare quello che c’è dietro le facce pulite, i vestiti a tono, i discorsi misurati dei componenti del nuovo governo; certamente molto lontani nell’immagine che danno di sé dal circo al quale eravamo abituati, ma non così lontani come sembrerebbe da quegli stessi interessi economici e finanziari che hanno tanto beneficiato dall’azione del governo precedente.
Il potere finanziario internazionale di fronte ad una crisi difficile da gestire in termini di consenso decide di intervenire direttamente, saltando la mediazione della rappresentanza politica alla quale fino ad ora aveva delegato la tutela dei propri interessi tollerando gli eccessi e berlusconiani.
Non basterebbe una pagina di quaderno per elencare tutti i Consigli di Amministrazione, tutte le banche, tutte le istituzioni private nelle quali sono presenti gli uomini e le donne della nuova compagine governativa.
E’ impressionante ascoltare le lodi che si levano ovunque, o quas,i verso il nuovo governo, sembra che tolto di mezzo Berlusconi nulla più divida gli schieramenti politici; ed in parte è così, purtroppo, almeno se ci riferiamo agli aspetti economici e finanziari, che per altro non sono certo secondari.
Con Monti trionfa il pensiero unico del liberismo.
Noi, che queste cose le abbiamo dette, descritte e annunciate da oltre 10 anni, abbiamo un compito complicato ma fondamentale: riuscire a costruire un’opposizione che non si parli addosso,un’opposizione in grado di spiegare ai nostri concittadini bombardati da una propaganda a senso unico, che quelli che ora dovrebbero risolvere la crisi governandoci, appartengono agli stessi gruppi di potere che questa crisi l’hanno creata.
Cerchiamo di spiegare che se anche il PIL aumentasse, che se anche la differenza coi titoli tedeschi diminuisse non c’è alcuna automaticità perché migliorino contemporaneamente le condizioni di vita della maggioranza della popolazione.
Per molti di noi queste cose possono sembrare scontate, ma abbiamo il dovere di trovare la pazienza per convincere delle nostre ragioni i tanti che magari hanno lottato per anni contro Berlusconi e che oggi pensano che i loro problemi di sopravvivenza siano in via di soluzione.
Non è così.

domenica 13 novembre 2011

C’è poco da festeggiare. C’è da fare opposizione!

Le dimissioni di Berlusconi di queste ore sono un fatto epocale. Chiudono un’epoca tristissima della nostra storia nazionale, durante la quale il sistema di potere e di valori berlusconiano ha cambiato nel profondo il volto del Paese. Quest’Italia che oggi può svegliarsi dall’incubo è più povera di quanto non fosse nel 1994. Più ingiusta e diseguale socialmente, ma soprattutto corrotta e umiliata nella sua antropologia profonda. È un Paese che ha assorbito e radicato nelle viscere tutti i peggiori tratti del berlusconismo: l’individualismo, l’egoismo proprietario, la prepotenza e l’arroganza padronale, l’indifferenza. Soltanto i prossimi anni ci diranno quanto l’infezione sia profonda e quanto tempo ci vorrà per curarla. Ma se il nostro male fosse solo questo, saremmo tranquilli e potremmo almeno per ora festeggiare la caduta del tiranno e iniziare a progettare il futuro.
E tuttavia, per quanto paradossale e duro sia riconoscerlo, non è facile in queste ore festeggiare come vorremmo. Perché il rischio concretissimo che abbiamo davanti a noi è che al posto del regime di Berlusconi si insedi un governo tecnocratico diretta espressione di quei poteri finanziari ed economici e di quelle istituzioni in nome dei quali Berlusconi ha governato in questi anni, demolendo tante conquiste del movimento operaio dei decenni scorsi, a partire dai diritti dentro i luoghi di lavoro e dallo Stato sociale. Oggi quei poteri, che non si fidano ancora del centro-sinistra (e per questo impediscono le elezioni anticipate) ma neppure più di Berlusconi, chiedono il conto e assumono direttamente nelle proprie mani la nostra sovranità nazionale, utilizzando come strumento quel Mario Monti per dieci anni Commissario Europeo, presidente europeo della Trilateral di Rockfeller e international advisor della Goldman Sachs, la banca d’affari più potente del mondo. Insomma: il più affidabile rappresentante di quei poteri forti che il governo Berlusconi ha difeso e rappresentato e che, non dimentichiamocelo, sono la causa e l’origine di quella crisi economica che oggi Monti sarebbe chiamato ad attenuare.
Siamo quindi ad un passaggio delicatissimo. Quel giorno della liberazione tanto agognato oggi, visto da vicino, è molto diverso da come lo avevamo immaginato.
La percezione di una democrazia in crisi verticale è così forte da non consentirci soddisfazioni incaute. Come in Grecia, così in Italia. Perde la democrazia, si restringono pesantemente gli spazi della politica e del controllo pubblico e mediato sulle scelte di interesse collettivo. Va in crisi l’idea che la volontà popolare determini ed indirizzi i Parlamenti e l’azione dei governi. Questo paradigma fondativo della nostra Repubblica e della nostra Costituzione, già pesantemente messo in discussione dal populismo di destra e di sinistra e dalla parallela vandea anti-politica, subisce oggi un colpo durissimo.
Abbiamo davanti a noi scenari diversi. È possibile che la pressione e il residuo potere contrattuale di Berlusconi faccia sì che il governo Monti nasca con un impegno a termine e che quindi in primavera si torni a votare.
Ma difficilmente il quadro politico italiano dopo questi giorni di travaglio e ancora di più dopo la nascita del nuovo governo sarà uguale a come lo abbiamo fino ad oggi conosciuto.
Le prese di posizione delle forze politiche determinano, per ciascuna, un punto di non ritorno. Coloro i quali si illudono di poter chiedere al nuovo governo forme di redistribuzione e di equità sociale dimostrano una colossale ingenuità, che in politica equivale ad una colpa.
Quanto al Pd, che in queste ore sta accettando di sostenere il nuovo governo, sappia che non solo sta compromettendo la posizione di vantaggio elettorale accumulata in questi anni. Sta definitivamente abdicando ad una funzione di alternativa la cui possibilità era tutta nelle sue mani. Una parte di quel partito lo vuole, strategicamente. Un’altra parte ne è costretta, ma lo sta allo stesso modo accettando.
Questi atteggiamenti rischiano di segnare una forte ipoteca sul futuro. Sull’interesse generale del Paese, che rischia di uscire da un tunnel (quello di Berlusconi) per infilarsi in un altro (quello del regime monetario dell’Unione Europea e delle sue banche). Ma anche sull’interesse specifico della sinistra italiana, che rischia di esplodere di fronte al cambiamento di scena.
Il nostro compito è contrastare senza alcuna ambiguità il governo Monti, in qualunque forma esso prenderà vita; e aggregare immediatamente tutte le forze politiche e sociali contrarie alla grande coalizione, costruendo con loro un’opposizione di sinistra.
Caduto Berlusconi, diventa determinante capire, con grande nettezza, chi accetta di adeguarsi alle pretese della Banca Centrale Europea e chi vuole mantenersene autonomo. La nostra strada è una sola.

lunedì 7 novembre 2011

ADDIO COMPAGNA SANDRA!!!

Si è spenta oggi pomeriggio verso le 15 Onorina Brambilla, vedova della medaglia d’oro al valore civile Giovanni Pesce, nome di battaglia Visone.
il PRC di Petrizzi vuole ricordare con affetto una persona che tanto ha fatto per il nostro Paese, dalla Resistenza alla memoria partigiana che ha tramandato, in questi anni, raccontando la sua esperienza e quella dei suoi compagni girando per le scuole milanesi. L’anno scorso, la compagna Sandra (questo il suo nome di battaglia) ha pubblicato le sue memorie, “Il pane bianco”. A proposito del libro, disse: “Questo libro l’ho scritto solo perché me lo hanno chiesto i giovani”.
Addio, grande Nori, grazie di tutto per quello che hai fatto e che farai, grazie ai tuoi preziosi racconti.

martedì 1 novembre 2011

MO BASTA! 12 novembre Crotone

La RDT ‘F. Nisticò’ – che nasce a seguire la manifestazione nazionale di Amantea del 2009 contro le navi dei veleni, vicenda sapientemente insabbiata – per il 12 novembre 2011 ha lanciato una manifestazione per la fine del commissariamento all’emergenza dei rifiuti che viene prorogato oramai da 15 anni (12 settembre 1997) che si terrà a Crotone, città devastata da innumerevoli disastri (discariche, vicenda pertusola, trivellazioni, centrali a biomasse…).
La manifestazione si inserisce all’interno della
campagna di mobilitazione MO BASTA, lanciata in occasione dei referendum su acqua e nucleare.
Il corteo si svolgerà di mattina con partenza dal piazzale di una delle tante discariche della città (ubicata nella zona industriale) per poi attraversare i tanti luoghi in cui si sono consumati i peggiori crimini contro le persone e l’ambiente. Non possiamo e non dobbiamo più stare a guardare.

MO BASTA! DELLE NOSTRE VITE DECIDIAMO NOI