rifondazionecomunistapetrizzi@gmail.com
siamo i gay le lesbiche siamo i nordafricani,musulmani siamo vestiti strani siamo ispanici e romeni siamo rom siamo operai, comunisti, tossici e disoccupati.

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mercoledì 14 dicembre 2011

Solidali con le comunità migranti: fermare il razzismo, fermare i razzisti, fermare i fascisti.

           

Un ricordo per Samb Modou, per Diop Mor, uccisi oggi dalla follia razzista.
Non ...
ci sono loro foto, probabilmente non ci saranno mai...per questo abbiamo scelto le lacrime di un loro amico, tanto le lacrime non hanno colore, sono tutte uguali, proprio come il dolore che si prova a perdere un amico.
Ciao ragazzi.

lunedì 12 dicembre 2011

Solidarietà dei Gc Calabria a Giovanni Impastato

Nella notte tra l’8 ed il 9 dicembre, un incendio – ancora c’è il dubbio sulle cause dell’accaduto – ha causato danni ingenti nella pizzeria di Giovanni Impastato, fratello di Peppino, esponente politico di democrazia proletaria ucciso nel 1978 dalla mafia. Come Giovani Comunisti Calabria esprimiamo piena solidarietà e vicinanza al compagno Giovanni per il vile atto intimidatorio subito. Allo stesso modo, però, speriamo che le forze dell’ordine facciano piena luce sull’accaduto, individuando al più presto i responsabili di un gesto da condannare senza se e senza ma. Questo il commento di Giovanni subito dopo l’accaduto: <<Ho qualche dubbio sulla causa accidentale dell’incendio. Mi auguro che i vigili del fuoco abbiano ragione, ma da settembre a oggi registro una serie di fatti inquietanti che mi fanno pensare ad altre cause. Le indagini stanno facendo luce – aggiunge Impastato – ma mi sembra strano pensare a un corto circuito all’esterno, nel periodo invernale, all’aperto. Aspettiamo i risultati definitivi, quel che è certo è che quest’estate hanno incendiato il negozio di frutta e verdura accanto al locale che avevamo dato in gestione; nella retata del 15 novembre scorso, tra gli arrestati per mafia a Carini, c’era anche un fiancheggiatore, Salvatore Rugnetta, che davanti al nostro negozio vendeva pesce; inoltre abbiamo denunciato energicamente un giro di prostituzione gestito da rumeni e lo sfruttatore è venuto a protestare in modo provocatorio nella nostra pizzeria. Non sono una persona che approfitta delle circostanze – conclude Impastato – ma questi fatti criminosi, in successione, mi creano qualche timore e mi fanno pensare a un incendio doloso. Spero di essere smentito>>.
E come diceva Peppino: <<La mafia è una montagna di merda>>
Giovani Comunisti Calabria

martedì 29 novembre 2011

Ciao Lucio, l’uomo volerà: ce lo hai insegnato tu

 

                        
Ci ha lasciati Lucio Magri, e il modo con cui ha scelto di farlo testimonia ancora una volta tutto il suo coraggio e tutta la sua lucidità. Nella sua scelta vive una libertà straordinaria, e la consapevolezza che il senso di vertigine può determinare la rottura dell’equilibrio e del limite che separano la vita dalla morte. Di fronte a questo, alla grandezza tragica dei nostri destini, non possiamo che restare muti. Ed è forse solo la scelta consapevole della morte a restituire libertà a ciò che per sua natura è irrevocabile tanto quanto insondabile.
Magri in questi ultimi anni aveva lavorato ad un libro e due anni fa lo aveva pubblicato. Già nel titolo, Il sarto di Ulm, rievocava uno straordinario apologo di Brecht. Alla fine del Cinquecento un sarto della città di Ulm, convinto di poter volare, costruisce un marchingegno molto rudimentale e tenta la sorte, presentandosi dal vescovo in cima alla grande cattedrale. La prova fallisce e il sarto muore schiantato a terra ma l’uomo, alcuni secoli dopo, imparò a volare. Sicuramente malgrado questo tentativo. Forse, in parte, anche attraverso e per tramite di questo errore.
Per Magri questa scena è l’allegoria di un sogno, di un progetto e di una lotta chiamata comunismo.
E allora, proprio perché il dolore della morte ci rende afoni, l’unico modo per omaggiare Lucio è confrontarsi con la sua vita e con quel sogno, che equivale a confrontarsi con i tentativi falliti e gli errori della nostra storia.
Nel giugno dello scorso anno organizzammo insieme a lui a Monte Sole, a Marzabotto, un seminario di formazione per i Giovani comunisti.
Per ore discutemmo e lo ascoltammo con quell’ammirazione e quella deferenza imposta dalla distanza tra lui, una parte meravigliosa di storia del Pci e della sinistra italiana, e noi, così piccoli e così fragili.
Poi verso la fine presi tra le mani l’appendice di quel libro che stavamo discutendo, un lungo saggio scritto da Magri nel 1987 con la funzione di essere la base di una possibile ma mai realizzata mozione alternativa ad Occhetto per l’imminente XVIII congresso del Pci. In quella possibile ma mai realizzata mozione alternativa c’è tutto: l’analisi lucidissima di un sistema che cresce in quanto moltiplica le diseguaglianze di reddito all’interno di ogni Paese capitalistico e tra le aree del mondo; l’incompatibilità tra il funzionamento del sistema economico e il permanere delle grandi conquiste sociali che avevano segnato i decenni precedenti (il welfare, la piena occupazione, una democrazia nella quale i lavoratori fossero protagonisti, il diritto all’indipendenza nazionale); l’erompere di questioni nuove e già cruciali, come il degrado dell’ambiente, il degrado morale, la crisi di rappresentanza del sistema politico e partitico; la crisi economica come unico orizzonte del capitalismo e, dentro questa logica, il ricorso sistematico alla forza militare. E nella mozione scritta ma mai presentata c’è la consapevolezza che questo è un sistema che per essere contrastato e vinto impone la costruzione di un controcanto, e cioè impone che a nostra volta si definisca un sistema coerente, si accumuli la forza necessaria per imporlo, si impari la capacità per gestirlo, si dia vita ad un blocco sociale che sia in grado di sostenerlo e che quindi si stabiliscano le tappe e le alleanze utili per affermarlo. In breve: la summa di un comunismo possibile, della nostra idea di comunismo.
E allora la domanda che gli rivolsi fu ingenua e banale: perché non presentaste quella mozione? Perché non provaste a impedire il corso degli eventi, la rimozione occhettiana della questione comunista, perché non deste al sarto di Ulm un’ulteriore possibilità di volare? Lucio Magri sorrise. Con quel suo sorriso carico e denso di bellezza e intelligenza. Poi riprese a parlare, a spiegare, a dettagliare, ad insegnare.
Una cosa, caro Lucio, da te l’abbiamo imparata. Dobbiamo provare e riprovare, sbagliare e romperci la testa. Ma l’uomo volerà. In quell’infinito orizzonte di libertà che la tua vita e la tua morte ci hanno indicato.

mercoledì 23 novembre 2011

Brigate di solidarietà barcellonesi


Appena l'allerta sarà finita sarà necessario organizzarci per rimettere in sesto Barcellona. Chi ha strumenti, idee, buona volontà e tutto quel che serve in questi casi è il benvenuto. Se la negligenza nell'amministrazione è la causa del disastro, adesso possiamo solo mettere da parte le polemiche e rimboccarci le maniche per aiutare chi ha subito danni. Vi preghiamo di aderire e fornirci proposte!


AGGIORNAMENTO:
Domani 23 nov...embre 2011 - ore 9.00, davanti al Comune di Barcellona Pozzo di Gotto, tutti i volontari sono invitati a presentarsi. Si lavorerà in maniera organizzata e ordianta per la nostra città. Fornitevi, laddove possibile, di stivali e impermeabile e di quant'altro vi possa essere utile. Si consiglia di non muoversi in macchina per non ingolfare la viabilità in tilt già di suo. E si consiglia anche di seguire le indicazioni della protezione civile per non creare caos inutile...

su FB http://www.facebook.com/event.php?eid=251808628208857#!/event.php?eid=251808628208857

NUMERI DI EMERGENZA:
Ufficio Comunale Protezione Civile Barcellona
3929432457 (cellulare) - Fissi: 0909707176 - 090 9707369
Ufficio Comunale Protezione Civile Milazzo
090 929 66 27

PER CONTATTARE I COMPAGNI: TEL.3491342703

martedì 22 novembre 2011





   Anche la Calabria darà il proprio contributo alla manifestazione!
Si organizza la partenza in autobus da Reggio-Lamezia-Cosenza.
    Partenza ore 4.30 da Reggio, ore 5.30 da Lamezia, ore 6.30 da    Cosenza.
    Il contributo previsto è di 10/15 euro, in base alle possibilità di    ognuno.
    Per prenotazioni: acqua@difendiamolacalabria.org
    Reggio Calabria: 320.4229894(Jammy)
    Lamezia Terme/Catanzaro: 368.440526 (Cecè)
    Cosenza: 327.6614542 (Oreste)
Leggi l'appello della manifestazione:
--
Comitato Lametino ACQUA PUBBLICA
visita il  blog
http://acquapubblicalamezia.blogspot.com/

giovedì 17 novembre 2011

QUALCHE BREVE RIFLESSIONE SUL NUOVO GOVERNO. PERCHE' LA NOSTRA AZIONE NON SIA INEFFICACE


Vittorio Agnoletto

pubblicata da Vittorio Agnoletto

 
In queste ore sento molte persone gioire per la caduta del Satrapo, per la scomparsa di nani e ballerine (per non dire di peggio) dai vertici del nostro Stato.
E’ un sentimento comprensibile dopo un ventennio nel quale questo Paese ha perso qualunque dignità. Né si può ignorare cosa abbia significato il berlusconismo in termini di corruzione generalizzata, rapporti con la criminalità organizzata ecc.
Ma se tutto ciò è vero, non possiamo ignorare quello che c’è dietro le facce pulite, i vestiti a tono, i discorsi misurati dei componenti del nuovo governo; certamente molto lontani nell’immagine che danno di sé dal circo al quale eravamo abituati, ma non così lontani come sembrerebbe da quegli stessi interessi economici e finanziari che hanno tanto beneficiato dall’azione del governo precedente.
Il potere finanziario internazionale di fronte ad una crisi difficile da gestire in termini di consenso decide di intervenire direttamente, saltando la mediazione della rappresentanza politica alla quale fino ad ora aveva delegato la tutela dei propri interessi tollerando gli eccessi e berlusconiani.
Non basterebbe una pagina di quaderno per elencare tutti i Consigli di Amministrazione, tutte le banche, tutte le istituzioni private nelle quali sono presenti gli uomini e le donne della nuova compagine governativa.
E’ impressionante ascoltare le lodi che si levano ovunque, o quas,i verso il nuovo governo, sembra che tolto di mezzo Berlusconi nulla più divida gli schieramenti politici; ed in parte è così, purtroppo, almeno se ci riferiamo agli aspetti economici e finanziari, che per altro non sono certo secondari.
Con Monti trionfa il pensiero unico del liberismo.
Noi, che queste cose le abbiamo dette, descritte e annunciate da oltre 10 anni, abbiamo un compito complicato ma fondamentale: riuscire a costruire un’opposizione che non si parli addosso,un’opposizione in grado di spiegare ai nostri concittadini bombardati da una propaganda a senso unico, che quelli che ora dovrebbero risolvere la crisi governandoci, appartengono agli stessi gruppi di potere che questa crisi l’hanno creata.
Cerchiamo di spiegare che se anche il PIL aumentasse, che se anche la differenza coi titoli tedeschi diminuisse non c’è alcuna automaticità perché migliorino contemporaneamente le condizioni di vita della maggioranza della popolazione.
Per molti di noi queste cose possono sembrare scontate, ma abbiamo il dovere di trovare la pazienza per convincere delle nostre ragioni i tanti che magari hanno lottato per anni contro Berlusconi e che oggi pensano che i loro problemi di sopravvivenza siano in via di soluzione.
Non è così.

domenica 13 novembre 2011

C’è poco da festeggiare. C’è da fare opposizione!

Le dimissioni di Berlusconi di queste ore sono un fatto epocale. Chiudono un’epoca tristissima della nostra storia nazionale, durante la quale il sistema di potere e di valori berlusconiano ha cambiato nel profondo il volto del Paese. Quest’Italia che oggi può svegliarsi dall’incubo è più povera di quanto non fosse nel 1994. Più ingiusta e diseguale socialmente, ma soprattutto corrotta e umiliata nella sua antropologia profonda. È un Paese che ha assorbito e radicato nelle viscere tutti i peggiori tratti del berlusconismo: l’individualismo, l’egoismo proprietario, la prepotenza e l’arroganza padronale, l’indifferenza. Soltanto i prossimi anni ci diranno quanto l’infezione sia profonda e quanto tempo ci vorrà per curarla. Ma se il nostro male fosse solo questo, saremmo tranquilli e potremmo almeno per ora festeggiare la caduta del tiranno e iniziare a progettare il futuro.
E tuttavia, per quanto paradossale e duro sia riconoscerlo, non è facile in queste ore festeggiare come vorremmo. Perché il rischio concretissimo che abbiamo davanti a noi è che al posto del regime di Berlusconi si insedi un governo tecnocratico diretta espressione di quei poteri finanziari ed economici e di quelle istituzioni in nome dei quali Berlusconi ha governato in questi anni, demolendo tante conquiste del movimento operaio dei decenni scorsi, a partire dai diritti dentro i luoghi di lavoro e dallo Stato sociale. Oggi quei poteri, che non si fidano ancora del centro-sinistra (e per questo impediscono le elezioni anticipate) ma neppure più di Berlusconi, chiedono il conto e assumono direttamente nelle proprie mani la nostra sovranità nazionale, utilizzando come strumento quel Mario Monti per dieci anni Commissario Europeo, presidente europeo della Trilateral di Rockfeller e international advisor della Goldman Sachs, la banca d’affari più potente del mondo. Insomma: il più affidabile rappresentante di quei poteri forti che il governo Berlusconi ha difeso e rappresentato e che, non dimentichiamocelo, sono la causa e l’origine di quella crisi economica che oggi Monti sarebbe chiamato ad attenuare.
Siamo quindi ad un passaggio delicatissimo. Quel giorno della liberazione tanto agognato oggi, visto da vicino, è molto diverso da come lo avevamo immaginato.
La percezione di una democrazia in crisi verticale è così forte da non consentirci soddisfazioni incaute. Come in Grecia, così in Italia. Perde la democrazia, si restringono pesantemente gli spazi della politica e del controllo pubblico e mediato sulle scelte di interesse collettivo. Va in crisi l’idea che la volontà popolare determini ed indirizzi i Parlamenti e l’azione dei governi. Questo paradigma fondativo della nostra Repubblica e della nostra Costituzione, già pesantemente messo in discussione dal populismo di destra e di sinistra e dalla parallela vandea anti-politica, subisce oggi un colpo durissimo.
Abbiamo davanti a noi scenari diversi. È possibile che la pressione e il residuo potere contrattuale di Berlusconi faccia sì che il governo Monti nasca con un impegno a termine e che quindi in primavera si torni a votare.
Ma difficilmente il quadro politico italiano dopo questi giorni di travaglio e ancora di più dopo la nascita del nuovo governo sarà uguale a come lo abbiamo fino ad oggi conosciuto.
Le prese di posizione delle forze politiche determinano, per ciascuna, un punto di non ritorno. Coloro i quali si illudono di poter chiedere al nuovo governo forme di redistribuzione e di equità sociale dimostrano una colossale ingenuità, che in politica equivale ad una colpa.
Quanto al Pd, che in queste ore sta accettando di sostenere il nuovo governo, sappia che non solo sta compromettendo la posizione di vantaggio elettorale accumulata in questi anni. Sta definitivamente abdicando ad una funzione di alternativa la cui possibilità era tutta nelle sue mani. Una parte di quel partito lo vuole, strategicamente. Un’altra parte ne è costretta, ma lo sta allo stesso modo accettando.
Questi atteggiamenti rischiano di segnare una forte ipoteca sul futuro. Sull’interesse generale del Paese, che rischia di uscire da un tunnel (quello di Berlusconi) per infilarsi in un altro (quello del regime monetario dell’Unione Europea e delle sue banche). Ma anche sull’interesse specifico della sinistra italiana, che rischia di esplodere di fronte al cambiamento di scena.
Il nostro compito è contrastare senza alcuna ambiguità il governo Monti, in qualunque forma esso prenderà vita; e aggregare immediatamente tutte le forze politiche e sociali contrarie alla grande coalizione, costruendo con loro un’opposizione di sinistra.
Caduto Berlusconi, diventa determinante capire, con grande nettezza, chi accetta di adeguarsi alle pretese della Banca Centrale Europea e chi vuole mantenersene autonomo. La nostra strada è una sola.

lunedì 7 novembre 2011

ADDIO COMPAGNA SANDRA!!!

Si è spenta oggi pomeriggio verso le 15 Onorina Brambilla, vedova della medaglia d’oro al valore civile Giovanni Pesce, nome di battaglia Visone.
il PRC di Petrizzi vuole ricordare con affetto una persona che tanto ha fatto per il nostro Paese, dalla Resistenza alla memoria partigiana che ha tramandato, in questi anni, raccontando la sua esperienza e quella dei suoi compagni girando per le scuole milanesi. L’anno scorso, la compagna Sandra (questo il suo nome di battaglia) ha pubblicato le sue memorie, “Il pane bianco”. A proposito del libro, disse: “Questo libro l’ho scritto solo perché me lo hanno chiesto i giovani”.
Addio, grande Nori, grazie di tutto per quello che hai fatto e che farai, grazie ai tuoi preziosi racconti.

martedì 1 novembre 2011

MO BASTA! 12 novembre Crotone

La RDT ‘F. Nisticò’ – che nasce a seguire la manifestazione nazionale di Amantea del 2009 contro le navi dei veleni, vicenda sapientemente insabbiata – per il 12 novembre 2011 ha lanciato una manifestazione per la fine del commissariamento all’emergenza dei rifiuti che viene prorogato oramai da 15 anni (12 settembre 1997) che si terrà a Crotone, città devastata da innumerevoli disastri (discariche, vicenda pertusola, trivellazioni, centrali a biomasse…).
La manifestazione si inserisce all’interno della
campagna di mobilitazione MO BASTA, lanciata in occasione dei referendum su acqua e nucleare.
Il corteo si svolgerà di mattina con partenza dal piazzale di una delle tante discariche della città (ubicata nella zona industriale) per poi attraversare i tanti luoghi in cui si sono consumati i peggiori crimini contro le persone e l’ambiente. Non possiamo e non dobbiamo più stare a guardare.

MO BASTA! DELLE NOSTRE VITE DECIDIAMO NOI

domenica 30 ottobre 2011

“Sallusti è un provocatore. La querela è pronta”


Intervista ad Haidi Gaggio Giuliani, ex senatrice di Rifondazione Comunista e mamma di Carlo
Quale è la tua reazione di fronte alle parole violente e sconsiderate di Sallusti?
Con Giuliano abbiamo già informato il nostro avvocato. Gli abbiamo chiesto la possibilità di una querela. Voglio dire, le opinioni possono essere molte e varie ma affermare che una persona ha fatto bene ad ammazzarne un’altra mi sembra davvero poco educativo.
E sopratutto contrario ai risultati dei processi.
Su Carlo non c’è nessuna sentenza perché ci hanno impedito un dibattimento pubblico. Dopo dieci anni ci siamo rassegnati, e stiamo pensando a una causa civile.
Sì, ma la ricostruzione dei fatti di Genova…
Un processo nei confronti dei manifestanti ha detto che il corteo ha reagito a cariche del tutto ingiustificate. La vicenda di Carlo accade dopo tre ore ed è tutta da discutere ancora. Noi abbiamo delle convinzioni, però, e vorremmo confrontarci in un dibattimento pubblico.
Parlavi di opinioni, ma Sallusti, a quanto pare, è un giornalista.
Sì, Sallusti è un giornalista. E questo credo che aggravi la situazione perché prima di parlare dovrebbe verificare come si sono svolti i fatti. Secondo perché sa benissimo che il suo intervento è un intervento provocatorio e sa di suscitare delle rezioni indignate come è stata la reazione di Paolo Ferrero. Di solito evito certi programmi. La scena l’ho vista per fortuna registrata.
Insomma, viene alimentata una cultura della vendetta.
C’è l’incapacità di dire le cose come sono state accertate da un tribunale. Questo è gravissimo. Nel senso che sono stati condannati in secondo grado gli agenti di polizia che nel frattempo hanno fatto ulteriore carriera. I carabinieri non vengono mai indagati. Nessuno ricorda che ci sono stati tanti dirigenti tra le forze dell’ordine condannati per le bugie e le violenze. Si continua sempre a passare lo stesso discorso sulla violenza dei manifestanti. Da dieci anni la stessa storia. La responsabilità della gestione dell’ordine non va affidata ai manifestanti ma alle forze dell’ordine che così si chiamano perché dovrebbero garantire l’ordine. Sia a Genova 2001 che Roma 2011 vediamo all’opera invece le forze del disordine.
Tra Genova e Roma ci sono delle simmetrie impressionanti.
Sì, certo, le simmetrie con Genova sono impressionanti. Da Genova 2001, prima si prepara l’opinione pubblica e poi bastano un po’ di immagini pilotate per far dire sì ecco i violenti, noi non li vogliamo. Questo è funzionale ad un inasprimento degli strumenti di oppressione. Ho tremato a sentir parlare di legge Reale, che fece già tanti morti negli anni scorsi.
FABRIZIO SALVATORI
da Liberazione del 21 ottobre 2011

UN ESEMPIO DA SEGUIRE IN TUTTI I NOSTRI COMUNI!

Chi siamo

Il Partito della Rifondazione Comunista. Riportiamo di seguito gli articoli del nostro Statuto che descrivono le finalità del PRC e dei GC:
Statuto del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea
Preambolo
Il Partito della Rifondazione Comunista–Sinistra Europea è libera organizzazione politica della classe operaia, delle lavoratrici e dei lavoratori, delle donne e degli uomini, dei giovani, degli intellettuali, dei cittadini tutti, che si uniscono per concorrere alla trasformazione della società capitalista al fine di realizzare la liberazione delle donne e degli uomini attraverso la costituzione di una società comunista. Per realizzare questo fine il PRC-SE si ispira alle ragioni fondative del socialismo, al pensiero di Carlo Marx.
Si propone di innovare la tradizione del movimento operaio, quella delle comuniste e dei comunisti in tutto il novecento a partire dalla Rivoluzione d’Ottobre fino alla contestazione del biennio 68 -’69 e al suo interno, quella italiana che muovendo dalla resistenza antifascista ha saputo pur costruire importanti esperienze di lotta, di partecipazione e di democrazia di massa.
I comunisti lottano perché‚ in Italia, in Europa, nel mondo avanzino e si affermino le istanze di libertà dei popoli, di giustizia sociale, di pace e di solidarietà internazionali; si impegnano per la salvaguardia della natura e dell’ambiente; perseguono il superamento del capitalismo e del patriarcato come condizione per costruire una società democratica e socialista di donne e di uomini liberi ed uguali, nella piena valorizzazione della differenza di genere, dei percorsi politici di emancipazione e di libertà delle donne, nonché in difesa della piena espressione dell’identità e dell’orientamento sessuali; avversano attivamente l’antisemitismo e ogni forma di razzismo, di discriminazione, di sfruttamento.
Il Partito della Rifondazione Comunista–Sinistra Europea rigetta così ogni concezione autoritaria e burocratica, stalinista o d’altra matrice, del socialismo e ogni concezione e ogni pratica di relazioni od organizzativa interna al partito di stampo gerarchico e plebiscitario.
E’ consapevole dell’autonomia e della politicità degli organismi e delle associazioni della sinistra alternativa e dei movimenti anticapitalistici: con i quali quindi collabora e si confronta alla pari, ed ai quali partecipano i propri militanti in modalità democratica e non settaria.
Il Partito della Rifondazione Comunista–Sinistra Europea agisce per la reciproca solidarietà e la collaborazione tra le forze politiche e i movimenti anticapitalistici di tutto il mondo e coopera alle iniziative che tendono a raccoglierli e a costituirli in schieramento contro la globalizzazione capitalistica. E in sede, specificamente, di Unione Europea esso agisce per la costruzione di relazioni strutturate permanenti tra i partiti della sinistra antagonista, comunisti e d’altra matrice, e per l’associazione a questa costruzione dei movimenti e delle associazioni della sinistra della società civile.
E’ in questa generale prospettiva che il Partito della Rifondazione Comunista–Sinistra Europea propone al complesso delle culture e dei soggetti critici e anticapitalistici gli obiettivi di un nuovo partito comunista di massa, di un nuovo movimento operaio e di un nuovo schieramento politico di alternativa.
V – GIOVANI COMUNISTE E COMUNISTI
Art. 25
1. Le/i giovani comuniste/i sono l’organizzazione giovanile del partito della Rifondazione Comunista–Sinistra Europea; ne fanno parte tutte le iscritte e gli iscritti del Partito della Rifondazione Comunista- Sinistra Europea che non abbiano ancora compiuto 30 anni e che, volontariamente, aderiscano al partito mediante la tessera dei Giovani comunisti.
2. Le/i Giovani comuniste/i godono degli stessi diritti e degli stessi doveri di tutte/i le/gli iscritte/i al PRC-SE. L’iscrizione al partito deve essere di norma effettuata presso il circolo di competenza.
3. Al fine di favorire l’incremento delle adesioni, alla/al Portavoce provinciale è riconosciuta la possibilità di iscrivere ai circoli di competenza, nel pieno rispetto dell’art. 2 dello Statuto, le/i giovani comuniste/i che non abbiano un’agevole possibilità di contattare i circoli territoriali o tematici.
4. All’organizzazione delle/dei Giovani comuniste/i è riconosciuta autonomia di proposta e di iniziativa politica, la promozione di iniziative e campagne, la costruzione di un intervento territoriale e tematico nelle istanze di movimento, la possibilità di creazione di strutture di movimento (collettivi studenteschi, comitati per il lavoro ecc.) aperte alle/ai non iscritte/i, la promozione, nei circoli del partito, della discussione e dell’iniziativa politica sulle tematiche che caratterizzano lo specifico giovanile.
5. L’assetto organizzativo delle/dei Giovani comuniste/i si struttura sui livelli organizzativi del partito. Il coordinamento nazionale delle/dei giovani comuniste/i decide a maggioranza qualificata dei due terzi, con il concorso degli organismi Giovani Comunisti delle realtà coinvolte, sperimentazioni sul piano dell’assetto organizzativo diverse dai livelli organizzativi del partito.
6. A livello di federazione, l’assemblea delle/dei Giovani comuniste/i iscritte/i nella federazione medesima, è l’istanza di base delle/dei Giovani comuniste/i.
7. Tale assemblea elegge un coordinamento che al suo interno elegge una/un o due portavoce; ove fossero due, essi necessariamente rappresentano la diversità di genere. A livello nazionale, ogni tre anni viene convocata dal coordinamento nazionale delle/i giovani comuniste/i la conferenza nazionale costituita dalle/dai delegate/i elette/i su base federale tra le/i Giovani comuniste/i.
8. I delegati di ciascuna federazione provvedono, in una riunione comune, all’elezione di un coordinamento regionale con compiti di coordinamento esecutivo tra le diverse federazioni della Regione. Il coordinamento regionale elegge tra i suoi componenti uno o due portavoce ove fossero due essi necessariamente rappresentano la diversità di genere.
9. La conferenza nazionale elegge il coordinamento nazionale e ne determina il numero delle/i componenti.
10. La/Il portavoce nazionale è eletto dal coordinamento nazionale delle/dei Giovani comuniste/i.
11. L’organizzazione dei/delle Giovani comunisti/e si dà un proprio regolamento interno approvato dalla conferenza nazionale.
12. Nel caso in cui si determinino situazioni di mancato rispetto delle regole democratiche, di comprovata inattività, o di grave pregiudizio all’immagine esterna del partito, il coordinamento nazionale, a maggioranza assoluta dei suoi membri, con il parere favorevole del Collegio nazionale di garanzia, può sciogliere i coordinamenti regionali e federali, convocarne le conferenze straordinarie. Tali conferenze devono essere svolte entro sei mesi e, allo scopo, il coordinamento nazionale individua una/un compagna/ cui vengono affidati i compiti stabiliti dal regolamento nazionale dell’organizzazione.
13. La/Il portavoce provinciale fa parte di diritto del comitato politico federale; qualora fossero due, ne fanno parte entrambi. La/Il portavoce regionale fa parte di diritto del comitato politico regionale; qualora fossero due, ne fanno parte entrambi.
14. La /Il portavoce nazionale fa parte di diritto del comitato politico nazionale ed è invitato alla direzione nazionale del partito, qualora fossero due, ne fanno parte entrambi.

sabato 29 ottobre 2011

Alpha Blondy - Jerusalem

La visita del Papa finanziata con soldi pubblici

 

Il 9 ottobre prossimo papa Ratzinger, detto anche Benedetto XVI, farà visita sia a Lamezia Terme che a Serra San Bruno, popoloso centro montano in provincia di Vibo Valentia sede della Certosa fondata da Bruno di Colonia. Per quanto vi può sembrare strano noi non abbiamo niente in contrario in quanto rispettiamo il credo di ciascun essere vivente sul nostro pianeta e, da comunisti, riteniamo giusto che qualsiasi persona, papa compreso, è libera di viaggiare oltre i propri confini nazionali, a patto però che questo viaggio venga fatto e finanziato con i soldi dello Stato Vaticano (tra i più ricchi del mondo). Il sindaco di Lamezia Terme, Gianni Speranza (SEL), nei giorni scorsi ha tenuto un confronto con alcuni giovani lametini che si sono giustamente posti alcune domande sullo sperpero di denaro pubblico. In questo confronto il sindaco ha dichiarato che la visita del papa avverrà in modo SOBRIO.Per Gianni Speranza l’aggettivo sobrio significa: palco di mt. 45 x 20 x 18 mt di altezza., 30 cardinali al seguito, 300 autorità presenti, orchestra, centinaia di cantori, 500 mila euro per attrezzare l’area, 150 mila per organizzare la messa, spese varie pagate dalla provincia e regione per 600 mila euro, 640 mila euro per il restauro di 3 chiese cittadine, regalo di 8300 mq di terreno comunale per costruire chiese e una scuola privata. Lo stesso invito sembra sia stato accompagnato da un libro del ‘400 che prima era della biblioteca comunale e adesso appartiene alla biblioteca vaticana!!! Abbiamo anche potuto constatare che ulteriori fondi pubblici, di provenienza comunale, sono stati impegnati con procedura di urgenza e a tal proposito vorremmo tanto sapere dove sta l’urgenza!!! Il Comune di Lamezia Terme ha pure avviato in queste settimane un programma straordinario di manutenzione della viabilità pubblica sulla quale transiterà il corteo papale, con interventi di asfalto delle strade, realizzazione di marciapiedi, cura del verde e messa in sicurezza per un importo non ancora quantificabile, ma comunque stimabile in decine e decine di migliaia di euro, forse centinaia. Tali lavori si potevano fare prima come si potevano fare dopo la visita del papa, ma si è deciso di farli a ridosso, e non a caso. La somma complessiva di risorse pubbliche mobilitate per l’occasione dal Comune di Lamezia Terme è pertanto pari ad almeno 3.000.000 €, per la metà o quasi in denaro contante. Ma il totale è destinato a crescere. Anche a Serra San Bruno la musica non cambia. Solo (e sottolineamo SOLO) a ridosso della visita del Santo Padre, l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Bruno Rosi (PDL) ha deciso di riqualificare alcune zone della cittadina. Perché proprio ora? Perché non fare questi interventi subito dopo la visita del Papa? A voi la risposta….
Sono dati scioccanti, anche se conosciamo benissimo le eccentricità degli amministratori e/o dei militanti di S.E.L. Un esempio eclatante è quello di qualche settimana fa ad Ancona, durante il congresso eucaristico nazionale, dove interveniva per la chiusura dei lavori anche il pastore tedesco Ratzinger, in tutta la città aleggiavano dei manifesti di SEL che ringraziavano il papa e gli auguravano un buon congresso.
lo sperpero di quasi 3 milioni di euro di denaro pubblico finanziato da Comuni, Provincia e Regione Calabria ci pare a dir poco VOMITEVOLE , forse chi governa le nostre istituzioni si è dimenticato che la nostra regione ha tante altre e vere priorità! Le famiglie non arrivano alla seconda settimana del mese, i lavoratori e gli operai vengono continuamente licenziati in nome “della crisi del settore” (per rimanere sul tema dei lavoratori licenziati ci girano parecchio le scatole nel pensare che un cassintegrato che percepisce sui 650€mensili deve lasciare tra Comune e Regione Calabria quasi 35€ al mese senza che quei soldi si trasformino in servizi anche perché se stai male ormai in Calabria devi pagare sennò puoi schiattare (anche se sei in mobilità).
Non si può parlare di economia sostenibile(così come è avvenuto a Lamezia Terme nell’ intera rassegna sbilanciamoci!) quando si spendono tutti questi soldi per ospitare il papa a Lamezia! Questa non è una spesa sostenibile! Una spesa sostenibile sarebbe investire questi soldi per aiutare famiglie in difficoltà, costruire alloggi popolari per coloro che non possono permettersi un affitto, aiutare le scuole ormai messe in ginocchio dalla riforma Gelmini (i nostri istituti molto spesso si ritrovano senza i beni essenziali , quali carta igienica, acqua, strumenti per lo svolgimento delle lezioni e strutture idonee dove svolgere queste ultime), pagare insegnanti di sostegno per i ragazzi disabili. Ecco, questo sarebbe veramente da buoni cristiani, ma sanno solo riempirsi la bocca di belle parole le chiese e le istituzioni..l’ipocrisia regna sovrana.
Abbiamo una statale Jonica (106) detta anche la strada della morte che versa in condizioni di abbandono;
Una SA-RC che è un cantiere infinito da tantissimi anni, che ne parliamo a fare?
Abbiamo parecchi ospedali in ogni provincia a rischio chiusura;
Abbiamo 408 comuni, cioè il 100% dei comuni calabresi a rischio idrogeologico;
tanti altri comuni che versano nell’ emergenza rifiuti, anche la stessa Lamezia Terme.
I giovani calabresi non hanno nessuna possibilità di futuro, sia per l’ elevato tasso di disoccupazione sia per il fenomeno ‘ndrangheta, non ci si sente nemmeno tutelati nell’ avviare una professione o aprire un attività senza dover fare i conti con questa cruda realtà!!!
E questa è solo una piccolissima lista delle cose che si potrebbero fare nella nostra regione e 3 milioni di euro non erano male per cominciare a fare qualcosa di concreto invece di buttarli via così!!!
Ci sono diverse piaghe sociali che segnano il nostro territorio, costretto alla paralisi e abitato da giovani senza speranza nel futuro, giovani che non hanno bisogno di sermoni né di prediche, bensì di concretezza e certezza in un domani dignitoso!
Il sindaco Speranza ha ribadito la sua serenità su come si stiano svolgendo i preparativi del 9 ottobre. Caro sindaco, noi siamo fermamente convinti del fatto che lei cerca di giustificarsi con fiumi di parole inutili e giustificazioni non del tutto veritiere ,ma non ci facciamo intontire facilmente! L’amministrazione di Lamezia Terme è già in deficit e i costi della visita del papa non possono pesare sul bilancio di un comune in difficoltà né sulle spalle dei suoi cittadini, quei cittadini onesti che fanno sacrifici per arrivare a fine mese e nonostante ciò pagano regolarmente le tasse!
Non siamo contro la visita del papa ma contro il suo finanziamento pubblico, soprattutto in un momento in cui molti servizi vengono tagliati per diminuire la spesa pubblica. E’ soltanto un folle sperpero di denaro!!!
IN CALABRIA NON ABBIAMO BISOGNO NE DI PONTI E NE DI PONTEFICI

GIOVANI COMUNISTI CALABRIA

giovedì 27 ottobre 2011

Alluvione nello spezzino: Rifondazione Comunista mette a disposizione una squadra di volontari

Il Partito della Rifondazione Comunista delle Spezia in accordo con le strutture nazionali già intervenute all'Aquila per il terremoto ed in altre calamità naturali, mette a disposizione le proprie strutture a sostegno dei comuni colpiti dall'alluvione.
Inoltre i nostri volontari, coordinati dalla protezione Civile, sono in attesa di notizie dalla provincia su come muoversi, visto che molte delle località sono completamente isolate.
Per chi volesse darci una mano vi invitiamo a contattare il 349.0060217 o scrivere una mail a rifondazionecomunistalaspezia@gmail.com Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. o su facebook al contatto prc la spezia.
In questi terribili momenti c'è bisogno dell'aiuto e della solidarietà di tutti.
Rifondazione Comunista La Spezia

Noi indignati, loro indegni (parte seconda)

 

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di Simone Oggionni
In questi giorni in molti ci siamo cimentati in un dibattito che aiutasse il movimento a ripartire dopo la botta del 15 ottobre. Colpisce, per una volta, la sostanziale convergenza delle analisi e dei giudizi di pressoché tutte le realtà e soggettività che compongono questo movimento. Una convergenza – mi sia consentito rilevare anche quest’ulteriore dato – che c’è ed è forte anche nel nostro partito e nella Federazione della Sinistra.
In cosa si sostanzia questa convergenza? In tre concetti essenziali: che la manifestazione è stata, in sé, straordinaria (il più grande corteo nel mondo, mezzo milione di persone, unite da obiettivi molto avanzati di alternativa e di critica delle politiche neo-liberiste); che la gestione dell’ordine pubblico nella manifestazione è stata scellerata e – nello specifico di piazza San Giovanni – semplicemente vergognosa; che le azioni di vigliaccheria e di violenza da parte di qualche centinaio di incappucciati sono quanto di più lontano non solo dall’obiettivo della manifestazione, ma anche dall’idea di società e di mondo che abbiamo in testa.
A partire da questi punti fermi, vorrei avanzare schematicamente quattro ipotesi che integrino le premesse su cui tutti concordiamo.
La prima ipotesi che suggerisco è questa: le violenze sono state la conseguenza pratica di una volontà politica: quella di far saltare il corteo pacifico promosso da una serie di soggetti (tra cui il nostro partito) ai quali si imputa una sostanziale subalternità alle logiche del governo e del capitale.
Questa tesi – esplicitata nelle settimane scorse in rete e sui siti di questa parte della galassia antagonista – è appunto una tesi politica. Come tale dobbiamo leggerla e come tale dobbiamo riuscire a batterla, sapendo che ha rappresentato una piccolissima parte di quel corteo, ma sapendo anche che ha avuto la forza di catalizzare su di sé tutta l’attenzione mediatica nei giorni successivi al 15.
Non penso, infatti, che si possa ridurre il tutto a questione di ordine pubblico (certo, le forze dell’ordine avrebbero dovuto e potuto fare diversamente, ma un ragionamento che facesse leva principalmente su quest’aspetto condurrebbe sul piano logico ad invocare ulteriore repressione, tutto il contrario di ciò di cui abbiamo bisogno) né che siano valide le analisi pseudo-sociologiche circolate in questi giorni. Si parla di rabbia sociale. Forse chi non ha dato fuoco alle utilitarie pagate a rate posteggiate in via Cavour è meno arrabbiato di chi lo ha fatto, è meno socialmente a disagio, subisce meno gli effetti della crisi? O forse esiste una composizione materiale e di classe granitica dei soggetti che hanno compiuto quegli atti, tale da definire un blocco sociale (precario, proletario, subalterno) omogeneo? Evidentemente no. Su questo terreno va rimossa ogni ambiguità, che rischia di diventare funzionale al messaggio politico regressivo di cui parlavo prima.
Secondo punto. La rabbia sociale, al contrario, è una cosa molto seria ed ha attraversato, con un livello alto di maturità e coscienza, il corteo nella sua pluralità. Se non si è creato l’effetto contagio e gli episodi di violenza sono rimasti episodi singoli, deprecati ed espulsi dalla stragrande maggioranza del corteo, senza nemmeno trasformarsi – come qualcuno avrebbe voluto – in pratiche embrionali di “riot”, come nel 14 dicembre studentesco, è proprio perché il movimento, nel suo corpo, è più maturo e responsabile della sua testa, dei tanti apprendisti stregoni così come dei suoi presunti gruppi dirigenti, sui quali ultimi insiste la responsabilità – per esempio – di aver consentito una conformazione del corteo che vedesse in prossimità dell’apertura (e cioè in un punto nevralgico) la presenza di gruppi ben poco rappresentativi, totalmente privi di una organizzazione interna e di un servizio d’ordine e ben poco disponibili a rifiutare pratiche e azioni incompatibili con lo spirito della manifestazione.
Terzo punto. Ritengo che vada presa di petto la questione dell’anti-politica e dell’ostracismo nei confronti delle forze organizzate, e in primo luogo nei confronti dei partiti. Questo vento qualunquista, che soffia nel Paese, è giunto sin dentro le riunioni e le assemblee preparatorie del corteo. Non è più accettabile che Rifondazione Comunista, la Federazione della Sinistra e i suoi giovani organizzino circa 200 pullman da tutta Italia (un numero infinitamente superiore a quello di qualsiasi altro gruppo presente in piazza il 15 e paragonabile soltanto a quello delle due centrali sindacali, Fiom e Cobas, organiche al percorso del comitato), garantiscano dal primo all’ultimo minuto la tutela e l’incolumità di migliaia di manifestanti ma siano – in nome di questa maldestra cultura anti-partitica – confinati nelle retrovie del corteo, lasciando allo stesso tempo gruppi ben più esigui, ben meno rappresentativi (e con responsabilità a cui prima alludevo) alla testa del corteo.
Quarto elemento. Dobbiamo capire da dove ripartire. Il rifiuto dell’anti-politica e dell’ostracismo nei confronti dei partiti e delle organizzazioni di massa è un primo punto fermo. Rifondazione Comunista, che non ha né ha mai avuto velleità avanguardiste e si è sempre collocata dentro i movimenti, con una vocazione paritetica che le è sempre stata riconosciuta, è parte del percorso di ricostruzione e di rilancio del movimento. Tanto quanto gli altri, ma non è la ruota di scorta di nessuno. Siamo in campo, e vogliamo moltiplicare le parole e le ragioni del conflitto, come la Fiom meritoriamente si è incaricata di fare venerdì a piazza del Popolo. Ma, soprattutto, vogliamo costruire, su basi nuove, un luogo permanente nel quale si possano ritrovare tutte le forze, le strutture, le reti, i singoli che condividono una prospettiva di alternativa e pratiche coerenti con questo obiettivo. Come a Genova dieci anni fa, quando il movimento riprese la parola soprattutto attraverso i Forum sociali in ogni territorio e sperimentò forme di rappresentanza che misero al centro valori, pratiche condivise e soprattutto i contenuti (efficaci in quanto posti in essere da una massa critica significativa) di un’alternativa possibile al neo-liberismo. Uniti e con le idee chiare: questa è la nostra strada.
SIMONE OGGIONNI
da Liberazione del 23 ottobre 2011